venerdì 18 dicembre 2015

L'ODIO



Si moltiplicano le storie e i racconti legati alla strage di Parigi. Come quella di un sopravvissuto dopo aver parlato per un'ora con un attentatore.

Il sopravvissuto che ha parlato per un'ora con l'attentatore - "All'inizio - dice ai microfoni di una radio - ci hanno fatto la predica. Ci hanno spiegato che erano lì per le bombe sganciate in Siria e per dimostrare a noi occidentali gli effetti degli aerei laggiù". Sébastien è sopravvissuto al massacro del Bataclan, prima nascondendosi, poi una volta trovato dai terroristi, parlando con loro per un'ora, con un kalashnikov puntato verso di lui. "Potevano uccidermi subito. Ma quando hanno cominciato a parlarmi, ho capito che forse ero destinato a vivere". "Ci hanno chiesto se capivamo le loro ragioni, vi lascio immaginare il silenzio che è calato in quel momento" tra gli ostaggi, prosegue Sébastien, aggiungendo che i terroristi chiedevano loro di fare da intermediari con la polizia dalla finestra. "Ci chiedevano di urlare agli agenti di non avvicinarsi, altrimenti si facevano esplodere". E' l'unica richiesta che gli assalitori hanno avanzato: "Abbiamo pensato che forse volevano salvarsi la vita, ma ci sembrava improbabile dopo la carneficina che avevano fatto in sala. E poi volevano dei giornalisti". "In ogni momento una parola sbagliata può provocare la tua morte", ricorda ancora Sébastien che oggi si ritiene "nato una seconda volta".

L'odio è un sentimento umano che si esprime in una forte avversione o una profonda antipatia. Lo distingue da questi ultimi la volontà di distruggere l'oggetto odiato, e la percezione della sostanziale "giustizia" di questa distruzione: chi odia sente che è giusto, al di là di leggi e imperativi morali, distruggere ciò che odia. Si parla di "oggetto" odiato anche nel caso di odio verso persone, perché queste non vengono considerate propri simili, esseri umani come chi odia, ma appunto oggetti invece che soggetti.

In misura ulteriore rispetto all'innata capacità di provare sentimenti negativi nei confronti di un'altra persona, il termine odio viene usato in senso figurato per riferirsi alla forma più estrema di rifiuto verso cose o persone. A differenza dell'amore, l'odio non è necessariamente preceduto dalla volontà d'espressione: può, infatti, essere causato per costrizione, proprio malgrado.

Viene inoltre considerato comunemente in contrapposizione all'amore; di fatto i due sentimenti possono essere accostati per l'intensità e l'impeto. Dal punto di vista emozionale l'odio è tuttavia il sentimento opposto all'insensibilità nei rapporti umani, più propriamente detta indifferenza.

Esistono diverse forme di odio, alcune tra le più controverse e dibattute sono:

Misoginia (odio verso il genere femminile), misandria (odio verso il genere maschile), omofobia (odio verso gli omosessuali), misantropia (odio verso la razza umana);
Odio nei confronti di una nazione, ideologia, fede religiosa e razzismo verso etnie.

Erich Fromm nel suo libro Die Antwort der Liebe distingue due tipologie di odio, l'odio reattivo e l'odio determinato dal carattere. Egli crede che l'umanità sia pronta all'odio anziché all'amore; da qui il fatto che l'uomo riesce più ad odiare che ad amare.

L'odio reattivo è, secondo Erich Fromm, sempre il risultato di una profonda ferita o di una situazione dolorosa e immutabile di fronte alla quale ci si sente impotenti.

L'odio determinato dal carattere pur avendo le stesse caratteristiche dell'odio reattivo, riconfigura la struttura caratteriale di colui che odia. L'odio è in questo caso una peculiarità del carattere, a differenza dell'odio reattivo in cui l'odio è espressione del mero sentimento in sé stessi. La differenza principale rispetto all'odio reattivo risiede nella predisposizione di una persona ad odiare, ad essere ostile. Nel caso dell'odio reattivo, è la situazione a generare il sentimento di odio, mentre nell'odio determinato dal carattere l'ostilità della persona viene risvegliata attraverso una situazione. La persona in questo caso mostrerebbe un particolare tipo di soddisfacimento nell'odio, particolarità che non è presente invece nell'odio reattivo.

Che il sentimento di odio sia una cosa a priori negativa non è una cosa così scontata come all'apparenza potrebbe sembrare. Nelle dinamiche della formazione dell'"unità" ideologica di un paese è spesso fondamentale. Da sempre una civiltà, società, o gruppo di qualsiasi genere e natura, ha trovato nel nemico comune il "cemento" delle proprie relazioni. Basti guardare come quasi tutte le civiltà abbiano un nemico storico, come le popolazioni arabe di cui si sente spesso parlare. Secondo Umberto Eco, sarebbe questa una delle cause della bassa unità dell'Italia: l'assenza di una civiltà nemica comune storica.



Anche se forse questo ragionamento dimostra semplicemente che la formazione di una qualsiasi sovrastruttura (stati, nazioni, federazioni) sia da ritenersi dannosa per la conservazione della specie umana, essendo la sua formazione riconducibile a sentimenti negativi quali odio, razzismo, brama di potere.

L’odio immotivato, fanatico, è estremamente pericoloso. Si dovrebbe arrivare a scuotere tutte le coscienze  per contrastarlo efficacemente.

L’odio sordo, irrazionale, inspiegabile, immotivato, viscerale, va proprio contro questo “bene supremo”.

Non si odia soltanto, ma si vuole eliminare fisicamente il proprio nemico, uccidere lui e non solo l’dea di cui è portatore.

L’odio endemico può arrivare ad annientare l’Umanità.

Ecco cosa dice, in proposito, Vittorino Andreoli, uno psichiatra di fama mondiale. Bisognerebbe sottolineare che, quando si odia, non è possibile dire: “Odio al 50% o al 20%: se si odia, si odia”. E riporta che  Primo Levi diceva: “La ragione deve controllare l’odio”. Io (Andreoli) penso che la razionalità sia  sicuramente uno strumento di controllo, ma non di eliminazione dell’odio, perché i sentimenti sono spesso diversi dal ragionamento: sono forti ed esclusivi.

Si odia per motivi di ordine religioso, razziale, etnico, comportamentale  (misoginia, omofobia). Ma si avversa anche chi non è fisicamente “normale” (non certo per sua volontà): handicappati, invalidi, ecc.
Al di là della sostanza, oggetto di questo esaltato sentimento di repulsione è colui che non fa parte di una maggioranza in senso lato. E’ questa, e solo questa, che ha senza ombra di dubbio “ragione”, che è perfettamente e sempre nel giusto, che è “normale”.

Non si deve dimenticare mai che è stata proprio la maggioranza dei Tedeschi che mandò al potere (e continuò a sostenere)  Hitler. Ed esempi analoghi si sprecano.

L’odio che uccide va costruito, ricercando (spesso addirittura inventandoselo di sana pianta) un nemico da combattere, annientare e, prima ancora, da “disprezzare”. E’ proprio lo spregio per il diverso, a mio avviso, tanto il collante fra coloro che odiano, quanto la motivazione più forte per perpetuare nel tempo e nello spazio lo stesso.

Questo sentimento così negativo e pericoloso, dopo essere stato artatamente costruito, ha bisogno di crescere e ”mantenersi” duraturo.

L’antisemitismo (che, dopo due millenni di calunnie, disprezzo, istigazioni all’omicidio da parte della Chiesa Cattolica, ha portato all’orrore senza fondo della Shoà, nonché il razzismo nei confronti delle persone di colore (che è sfociato nella vergogna umana dello  schiavismo).



Il “testimone”, dalla Chiesa (che ha riconosciuto- Nostra Aetate. Concilio Vaticano II – il suo ruolo nefasto nei confronti degli Ebrei: l’accusa di “deicidio”) è passato all’integralismo islamico (una vera “staffetta” con traguardo l’odio). Esso è, principalmente incarnato da Hamas, che si è inventato l’odio verso il sionismo, per mascherare il suo viscerale antisemitismo. Non è, infatti, affatto vero che Hamas avversi Israele: esso è contro gli ebrei di tutto il mondo. Basti leggere il suo statuto.

L’istigazione all’odio contro gli ebrei è documentato e risaputo da tutti (meno che da coloro i quali non vogliono né vedere né sentire. Da quelli che sono in grado di negare addirittura sia la prima, sia la seconda guerra mondiale). Cosa insegna Hamas ai bambini, fino dalle classi elementari? La cultura? Sì, quella dell’odio verso gli ebrei. Si è potuto vedere nell'ottobre 2009 addirittura filmati di bambini che, nella Striscia di Gaza,  lanciavano pietre contro gigantografie raffiguranti il loro presidente Abu Mazen. Perché? Per il semplice motivo che lo stesso aveva indetto nuove elezioni (avversate da Hamas) nel gennaio 2010.

Il mantenimento “vivo” dell’odio, quindi, si consegue (è proprio questo l’obiettivo cui si mira) fomentandolo, gettando discredito, calunniando, facendo leva sull’ignoranza, l’invidia, e quant’altro. Manipolando le coscienze, per auto-convincersi, per mantenere sempre in vita un odio maniacale.

Ci vuole ben poco per seminare odio.

Ancor prima di giungere addirittura alla sua “cultura”, ci sono vari comportamenti “anormali” che possono trasformarsi in germi dell’odio. Sono proprio quelli che devono fungere da vero campanello d’allarme, senza dover aspettare che si trasformino in manifestazioni violente contro chiunque. Essi si annidano all’interno di quelle che, a prima vista, potrebbero apparire come innocue manifestazioni.

Poco peso si usa dare agli stupri di donne, al cosiddetto “bullismo” giovanile nella scuola e fuori di essa, alla violenza contro gli handicappati, i disabili, gli omosessuali, e anche i bambini, gli esseri più indifesi e, nella vera accezione  della parola, innocenti. Quale vergogna peggiore della pedofilia?

Si tende, tuttavia, sempre più spesso a “motivare” queste azioni, vigliacche ancora prima  che nefande, a parlare di ragazzate, semplici bravate di chi non si rende conto.. , di chi agisce per noia (far del male per noia? E’ così che si sta evolvendo il mondo?).

Il bruciare le bandiere di uno Stato, il campanilismo esacerbato che può degenerare in scontri dentro e fuori gli stadi (talvolta anche con uccisioni), non sono affatto sintomi da sottovalutare. E che dire di quel fenomeno dilagante cui è stato dato il nome di “bullismo”? Ragazzate? Anche i delinquenti più feroci sono stati, un tempo, dei ragazzi.

Quale, in tutto ciò, il ruolo del gruppo, meglio ancora del “branco”? Rilevante! E’ con esso che si perde la personalità vigliacca del singolo, per assumere quella del branco. Forte con i deboli (le donne, i disabili, i bambini..), vile con i forti (si comporterebbero analogamente trovandosi di fronte ad un Tyson)?

Si rischia di perdere la propria personalità all’interno di un gruppo, per assumere quella di quest’ultimo.

Il campanilismo esaltato può degenerare in odio verso una città limitrofa, una regione, uno Stato.





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