venerdì 8 gennaio 2016

SESSO CON IL CADAVERE



Le perversioni sessuali sono definite oggi con il termine di parafilie. Coinvolgono primariamente, ed in alcuni casi in modo quasi esclusivo, il sesso maschile. E’ importante comunque sottolineare che tutte le forme di parafilia, sembrano rifiutare o comunque allontanare la possibilità di relazioni sane che richiedano impegno e responsabilità: il sadismo in particolare rifiuta la reciprocità che è come caratteristica fondante dell’amore.
Queste perversioni sono costituite da fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti ed intensamente eccitanti sessualmente, che in generale possono riguardare oggetti inanimati,comportare la sofferenza o l’umiliazione di se stessi o del partner o coinvolgere persone non consenzienti o bambini. Le parafilie assumono carattere di patologia quando i comportamenti, i desideri sessuali o le fantasie diventano pervasive nella vita del soggetto, provocando un disagio significativo sul piano dell’adattamento sociale e lavorativo. Tutti gli individui cosiddetti normali hanno delle fantasie e mettono in atto delle pratiche sessuali che potrebbero apparentemente sembrare “perverse” però il tutto è integrato in una struttura personologica e comportamentale normale. La linea tra normalità e patologia nella sessualità è sempre legata a comportamenti che non siano compulsivi e,soprattutto, che prevedano il consenso reale dei partner sessuali.Se talune fantasie erotiche dal carattere di superficiale perversione vengono vissute o agite sotto forma di gioco, o in modo simulato, e sempre nel rispetto reciproco tra i partners, non si può parlare di parafilia o di una perversione patologica, in quanto la relazione sessuale matura prevede la possibilità di esprimere in modo armonico ed integrato i vari aspetti dell’immaginario erotico.Ogni “condotta sessuale”, per essere definita parafiliaca, ha necessità di causare disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa o di altre aree importanti del funzionamento. Va tenuto presente che tali definizioni risentono dell’influenza della nostra cultura e, pertanto, possiamo immaginare che potrebbero subire variazioni nel corso del tempo o non applicarsi a culture completamente diverse. Ciò non toglie che, attualmente, tali condotte siano considerate “patologiche”, in quanto ogni forma di disagio si inscrive sempre all’interno di uno specifico contesto sociale.
Quando ad esempio il “pedofilo” cerca di giustificare la propria condotta parafiliaca portando come esempio altre culture o società antiche, “dimentica” che egli vive in un contesto diverso da quelli che porta come prova che la sua condotta sia da definire “normale”. La negazione di vivere all’interno di un contesto socio-culturale che non sia in grado di giustificare un certo tipo di comportamento tanto da definirlo “patologico” è probabilmente un processo difensivo che va utilizzato nella valutazione diagnostica.



Nella necrofilia il piacere deriva dall'osservare, ma anche dal contatto sessuale con un cadavere. Può manifestarsi anche in persone apparentemente normali che hanno una vita affettiva e sessuale molto povera. In questi casi di solito si manifesta nella forma di necrofilia simbolica in cui il piacere erotico viene ricercato attraverso la messa in scena e la contemplazione di scene macabre: riti funebri col partner che si finge morto, bare e candelabri.

Un famoso caso di necrofilia fu quello di Carl Tanzler, radiologo statunitense di origini tedesche di Key West in Florida, che nel 1931 curò invano una paziente ventunenne (Elena Milagro Hoyos) malata di tubercolosi.

La donna morì e il medico pagò ai genitori un mausoleo in cui tenere il corpo, per evitare la decomposizione. Due anni dopo rubò il corpo e lo collocò nel proprio letto, tenendo un guardaroba apposito per vestirlo.

Ted Bundy, serial killer americano attivo tra il 1974 e il 1978, adescava le sue giovani vittime perlopiù presso residence universitari, con la solita scusa del braccio ingessato, per poi ucciderle e infierire sul loro corpo.

Uno dei più noti casi è quello di Jeffrey Dahmer che uccise 17 giovani maschi fra il 1978 e il 1991, abusando sessualmente dei loro cadaveri.

Il serial killer Henry Lee Lucas oltre a seviziare le persone vive compiva anche atti di necrofilia dopo gli omicidi.




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