martedì 30 agosto 2016

LE ALLUCINAZIONI



Un'allucinazione è un fenomeno psichico in cui il soggetto percepisce come reale ciò che in realtà è solo immaginario (percezione senza oggetto).
Le allucinazioni si riscontrano tipicamente in presenza di alterazioni mentali causate da malattie neurologiche e psichiatriche (come demenze degenerative, schizofrenia e delirium tremens in caso di alcolismo cronico).
In altri casi, dipendono dall'assunzione di sostanze stupefacenti, come ad esempio: psilocibina (alcaloide contenuto nei funghi Basomiceti), mescalina (alcaloide del peyote, piccolo cactus messicano), acido lisergico e relativa dietilammide (LDS).
Le principali forme di allucinazioni vengono distinte in base all'organo di senso interessato. I sintomi ed i segni di accompagnamento concorrono a determinare l'origine di tali manifestazioni.
Le allucinazioni acustiche sono le più frequenti e si presentano come disturbi mentali a decorso cronico (in particolare, nella schizofrenia). Spesso, sono percepite come frasi o discorsi con contenuto minaccioso, imperativo o denigratorio.
Le allucinazioni visive consistono nella percezione di persone o immagini inesistenti; di solito, compaiono nelle malattie organiche acute del cervello, ma possono verificarsi anche nell'intossicazione da alcol o da farmaci, nella schizofrenia, nelle malattie con febbre (delirio febbrile) e nell'encefalopatia.
Le allucinazioni olfattive sono caratterizzate dalla percezione di odori inesistenti emanati dal corpo del soggetto stesso o di altra persona. Compaiono nelle lesioni del lobo temporale dell'encefalo e nella schizofrenia.
Le allucinazioni tattili sono percezioni di stimoli tattili inesistenti, descritti generalmente come insetti che strisciano sopra e sotto la cute; si presentano nella sindrome da sospensione di alcol e nell'abuso di cocaina.
Le allucinazioni cenestesiche sono sensazioni di alterazione della consistenza e della funzione dei visceri o di invasione da parte di corpi estranei o animali.
Le allucinazioni possono verificarsi, in circostanze particolari, anche nelle persone sane (es. privazione da sonno o situazioni di stress intenso).

Il termine deriva dal latino hallucinere o allucinere, che significa "vagare nella mente" ed ha nella sua radice la particella "LUX" (luce-illuminazione-percezione). Alternativamente si può far risalire al greco haluskein, che significa "scappare", "evitare", riferendosi all'interpretazione diffusa dell'allucinazione come fuga dalla realtà. In psicopatologia le allucinazioni vengono classificate fra i disturbi della percezione e sono distinte dalle allucinosi e dalle illusioni.



Al contrario dell'illusione che interpreta erroneamente uno stimolo realmente esistente, l'allucinazione riscontra uno stimolo esterno che non esiste assolutamente. Ad esempio una persona sente una voce, senza che vi sia uno stimolo sonoro.

Le allucinazioni vengono distinte da alcuni psicopatologi in allucinazioni vere e proprie e in allucinosi. Se un soggetto dice di vedere un leone e si comporta in modo congruo, cercando per esempio di fuggire è vera allucinazione, ma se questa allucinazione viene "criticata" (ovvero messa in discussione) dal soggetto e ritenuta impossibile, la persona è in stato di allucinosi. Altri studiosi parlano di allucinosi solo quando l'origine del fenomeno è da attribuirsi ad una malattia o ad una sostanza, solitamente l'alcool.

La descrizione dell'allucinazione come percezione dell'oggetto senza stimolo esterno è incompleta in quanto è evidente che la stimolazione sensoriale è interna, il cervello produce tale stimolo sensoriale, in particolari stati di alterazione sensoriale, riproponendo un meccanismo, quello onirico, che interferisce nello stato di veglia. Nel caso di un'allucinazione visiva, esso ripropone un'immagine sovrapposta allo sfondo reale esistente, e poiché questo meccanismo è inconsapevole, il soggetto non ha motivo di non credere che sia reale, parliamo quindi di un realismo sensoriale, forma primaria di conoscenza, la quale dà per scontato l'attendibilità della percezione sensoriale. L'allucinazione può adempiersi in risposta ad una condizione emotiva di desiderio o angoscia.

Alcuni studi riportano che la prevalenza dell'esperienza allucinatoria nella popolazione è del 10-27% in assenza di sostanze stupefacenti. Uno studio del 2000 su 13000 soggetti intervistati al telefono in Italia, Germania, Gran Bretagna riporta che il 39% degli intervistati ha sperimentato allucinazioni diurne. Per quanto la metodologia adottata sia passibile di critiche essendo difficilmente spiegabile come un soggetto possa riferire le proprie allucinazioni con attendibilità, tale studio evidenzia come le allucinazioni possano verificarsi in modo sporadico anche in soggetti sani.

Le allucinazioni possono verificarsi in numerose condizioni mediche generali, in malattie psichiatriche e neurologiche, possono essere causate da sostanze stupefacenti o da farmaci. Si riconoscono anche fenomeni allucinatori non patologici, che si verificano in circostanze particolari fra cui la deprivazione da sonno o in occasione di stress intenso quale la morte del coniuge (allucinazioni da vedovanza). Sono noti due fenomeni non patologici, le allucinazioni ipnagogiche ed ipnopompiche, che sono causate dal sonno.

Nel corso del tempo sono state proposte numerose teorie sulla patogenesi delle allucinazioni, spesso basate sull'osservazione di quanto avviene nel corso di patologie neurologiche.

Una teoria biologica sostiene l'esistenza di un'"irritazione" di alcune zone del cervello poiché attivando degli elettrodi infissi in specifiche aree della corteccia cerebrale, si provocano allucinazioni. Questo meccanismo diretto sembra valido in alcuni casi, come per esempio le allucinazioni negli epilettici.

Le allucinazioni presenti in soggetti in stato confusionale (per esempio da astinenza acuta da alcol ovvero delirium tremens o da deliri febbrili) sono causate da un'alterazione diffusa dell'attività elettrica dell'intero encefalo.

L'Ipotesi Dopaminergica sull'etiopatogenesi della schizofrenia, di cui le allucinazioni sono un sintomo estremamente frequente, sostiene che un iperfunzionamento dopaminergico delle vie mesolimbiche spiegherebbe l'esistenza di allucinazioni e deliri.

Una teoria basata sull'osservazione di quanto avviene in condizioni di deprivazione sensoriale attribuisce le allucinazioni ad una difesa dell'organismo dalla carenza di stimoli: non potendo rimanere inattivo, il cervello genera false percezioni.

La teoria psicodinamica interpreta le allucinazioni come manifestazioni dell'inconscio, i cui contenuti vengono distorti.

Le allucinazioni possono essere distinte in semplici e complesse. Si definisce allucinazione semplice quella in cui è attivata una singola modalità sensoriale e la percezione non richiede un'elaborazione cognitiva per essere decodificata (ad es. fischi, lampi di luce o colore); complessa è invece l'allucinazione in cui sono attivate più modalità sensoriali (es. vedere un leone sentendo che ruggisce) o in cui la percezione viene elaborata in aree cerebrali diverse da quelle sensitive primarie (voci dialoganti sono percepite e decodificate nell'area cerebrale del linguaggio: l'area di Broca e l'area di Wernicke).

Le allucinazioni ipnagogiche e le illusioni ipnopompiche sono le allucinazioni che si verificano quando il soggetto è sul punto di addormentarsi o di risvegliarsi.

L'allucinazione negativa ha luogo quando un oggetto reale non viene percepito dal soggetto allucinato.



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