domenica 25 settembre 2016

LUNATICO



Il lunatico è una persona imprevedibile, che ha sbalzi d'umore; che subisce l'influsso delle fasi lunari deriva dal latino: lunaticus epilettico, che soffre di pazzia secondo le fasi lunari, ricalcato sul greco: seleniakos, da selene luna.
La luna influenza in modo poderoso il mondo e la vita - pensiamo ai moti delle maree o alla crescita delle piante. In epoche scientificamente più arretrate, però, venivano attribuiti alla sua influenza anche fenomeni che oggi sappiamo non averci nulla a che fare. Fra questi, certi disturbi come l'epilessia, e una certa volubilità dell'umore - se non veri e propri accessi di pazzia - provocata dalle diverse fasi lunari.
Il lunatico oggi è il capriccioso, l'incostante, chi è preda di repentini cambi d'umore, di carattere volubile e magari stravagante.

Lunatico è una persona di umore incostante, che passa facilmente da uno stato d’animo all’altro per motivi banali. Un tempo si pensava che i lunatici fossero soggetti a sbalzi di umore a causa dei frequenti cambiamenti delle fasi lunari, da cui si riteneva che fossero influenzati: qui l’origine del nome.

Chi ha un caratteraccio, in genere, è persona lunatica ed irascibile, ma non è malata. E' nervosa, instabile ed irrequieta, ma non presenta sintomi di pericolosità. E' insicura, anche se fa discorsi con apparente sicurezza. E' impulsiva, ma a tratti dimostra di saper usare il potere d'autocontrollo. E' superficialmente ottimista e, nel contempo, disperatamente pessimista.



E' instabile negli affetti ed incapace di controllare il proprio umore. Ha un grande desiderio di essere valutata, ma non controllando i propri limiti, si irrita. Non sa trattenere la rabbia e vive con momentanei sentimenti di vuoto. Appare disorientata e disturbata, ma afferma che sono gli altri a non capirla. E’ persona in contraddizione con se stessa ed è considerata psicolabile.


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venerdì 23 settembre 2016

LIMONARE



Baciare una persona che ci piace o a cui vogliamo molto bene è un gesto d’affetto molto semplice e piacevole. Limonare significa semplicemente baciare usando la lingua: è banalmente ciò che viene chiamato bacio alla francese, ma con un gergo più giovanile. Le regole per un bacio perfetto non sono molte, ma è buona cosa rispettarle, per godersi al meglio questo momento.

Gli adolescenti più spavaldi spesso sono esaltati all’idea di baciare la ragazza a cui fanno il filo, ma capita che nel momento tanto agognato non sappiano di preciso cosa fare e si tirino indietro. E’ chiaro che ciò non capita solo sotto i vent’anni, ma a qualunque età: l’ansia prima di un bacio è tranquillamente giustificata, e per molti sarà così ogni volta che si bacia una persona diversa.
Stando a cosa significa limonare, dovete ricordare che l’igiene orale è la migliore alleata di un bacio perfetto: la lingua è un potente veicolo di batteri, che spesso causano l’alito cattivo. Non è obbligatorio lavarsi i denti appena prima di baciare, ma almeno avere un’igiene orale costante, avendo cura di spazzolare spesso la lingua.

Prima di un appuntamento in cui è probabile che si arrivi a questo dolce epilogo, è bene non mangiare cibi come aglio e cipolla, o tutte quelle pietanze che possono dare origine al reflusso gastroesofageo come caffè e cioccolato, giusto per essere sicuri di non avere un alito pesante.



Datevi uno o due secondi di tempo per far svaporare l’ansia, e poi iniziate la danza con la vostra lingua: non dovete usare solo la punta, altrimenti ha poco senso, né tuttavia dovete mettercene troppa, col rischio di risultare fastidiosi. Muovetevi con un ritmo lento e quasi circolare, rilassante.

Limonare, un verbo tutto all'italiana che sta ad indicare il cosiddetto bacio alla francese. Ma vi siete mai chiesti perché si dica proprio "limonare"?

Ebbene, l'origine di quest'espressione non è molto chiara ed esistono varie teorie in merito. In effetti, per alcuni "limonare" deriva da un modo di dire lombardo e va ricondotta alla allusioni maliziose dei fruttivendoli, che un tempo vendevano i limoni sempre in coppia.

Altri, al contrario, pensano che il bacio alla francese e il movimento delle lingue ricordi il movimento rotatorio che la mano deve fare nello spremere un limone.

Infine, altri ancora ritengono che l'espressione "limonare" derivi da una tradizione antica, quella secondo cui per chiedere in sposa una ragazza le si donava un limone che, se morso, sanciva l'accettazione della proposta.



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UNA LAVATA E.....


Ona lavada ona sügada e la par nanca duprada= una lavata e un'asciugata e pare come nuova.

Poichè la dedizione esclusiva a un solo compagno/a non è, in se medesima, la più nobile delle virtù, non dobbiamo attribuirle soverchia importanza. Non sarà certo in base alla sua pratica del sesso nelle relazioni, che misureremo la statura morale di qualcuno. Tuttavia, ne apprezzeremo la saggezza anche osservando la sua discrezione. La persona avveduta curerà di non dare ai suoi comportamenti privati una pubblicità fuori luogo, in quanto assai difficilmente ciò sarà ben inteso.

Ma il vero, inquietante messaggio di quest' autentica perla di saggezza popolare è che, mentre per un uomo può essere arduo o impossibile nascondere una scappatella recente, a una donna per questo è sufficiente una normale igiene.

Il fatto è che un uomo, se si è appena alzato bello soddisfatto dal letto dell'amante, per quanto si deterga e si tolga il capello biondo dalla camicia difficilmente potrà accontentare la moglie nell'immediato e tantomeno nasconderle l'antefatto.
Una donna, appena alzatasi bella soddisfatta dal letto dell'amante, forse anche e proprio per questo potrà essere ben disposta al subitaneo confronto col marito, il quale -previo un normale lavaggio locale della signora- non si accorgerà di nulla, anzi magari troverà il motore già caldo per il suo viaggio e dirà tra sè: "ciumbia, varda chi che bel".

Questo il senso, il monito del proverbio: maschioni tontoloni (e polentoni!) non sperate di poter controllare il traffico locale delle vostre rispettive signore.



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domenica 18 settembre 2016

ANELLI PER PENE



L'anello per il pene è uno degli oggetti sessuali piú popolari ultimamente, studiato per aumentare il piacere durante il rapporto sia per lei che per lui. Il mercato offre una grande varietá di forme e design, tra cui potrete scegliere la versione normale o con vibrazione.

Per usare un anello da pene in maniera comoda e piacevole è importante sceglierne uno adatto alle proprie caratteristiche.

Esistono vari anelli per il pene che sono adattabili e quindi non importano le misure o la forma del fallo, perché l'oggetto può modificarsi.

Gli anelli classici hanno la funzione di dare un'erezione più potente e duratura, mentre quelli vibranti danno un gran piacere alle partner perché durante l'atto vanno a stimolare la zona del clitoride, aumentando il piacere per entrambi.

Un anello per la disfunzione erettile è un cerchio che si posiziona intorno alla base del pene. La maggior parte di questi anelli sono fatti di un materiale flessibile come gomma, silicone o plastica, altri sono fatti di metallo; inoltre alcuni anelli sono composti da due parti: un cerchio che si adatta intorno alla base del pene ed una parte che restringe i testicoli.
Gli anelli funzionano meglio quando un uomo riesce ad avere un’erezione parziale o totale, ma ha difficoltà a mantenerla; possono essere utilizzati anche con una pompa a vuoto che si inserisce nel pene e attira il sangue delicatamente.



Quando è iniziata l’erezione, allungare delicatamente l’anello da sopra la testa del pene fino alla base; tenete a mente questi consigli:
fare attenzione a non schiacciare i peli pubici
un lubrificante personale può contribuire a far scivolare l’anello
lavare l’anello delicatamente prima e dopo ogni uso. Usare acqua calda e una piccola quantità di sapone neutro.

Gli uomini con disturbi della coagulazione del sangue o problemi come l’anemia falciforme, non dovrebbero utilizzare l’anello per la disfunzione erettile, così pure i pazienti che assumono farmaci anticoagulanti.
Non bisogna dormire con l’anello inserito; la maggior parte dei produttori raccomandano di rimuovere il ring dopo 20 minuti; alcuni soggetti possono essere sensibili al materiale dell’anello, in questo caso, interrompere l’uso e consultare un medico se l’irritazione si sviluppa in uno dei due partner. Alcuni soggetti affermano che l’orgasmo con un anello per la disfunzione erettile non è molto potente.

La disfunzione erettile rappresenta l’incapacità di mantenere un’erezione sufficiente ad avere un rapporto sessuale completo, interessa milioni di persone alterandone la vita sotto le lenzuola, spesso con conseguenze al di fuori di esse. Un cockring può essere usato in caso di disfunzione erettile: infatti, indossato alla base del pene esso eviterà il deflusso del sangue dal pene eretto permettendo che questo resti turgido il più a lungo possibile. In questo caso non è necessario inserire anche i testicoli nell’anello. L’eiaculazione precoce, invece, è la disfunzione sessuale maschile più diffusa e comporta un’eiaculazione che si verifica nel corso dei primi minuti del rapporto, prima che l’individuo lo desideri. Il cockring aiuterà a prolungare i rapporti in modo naturale, senza l’utilizzo di mezzi chimici come i gel ritardanti.

Un anello fallico può essere usato per prolungare l’erezione con lo scopo di aumentare il piacere sessuale, mantenendo l’erezione dopo l’orgasmo oppure ancora per favorire una erezione più vigorosa, oltre che duratura. Per ottenere questi risultati il cock ring dev’essere indossato alla base del pene. Inserendo anche lo scroto nell’anello, aumentano le sensazioni di piacere: in prossimità dell’orgasmo, i testicoli si ritraggono verso il corpo; grazie alla presenza del cockring la zona erogena verrà piacevolmente stimolata, regalando sensazioni di godimento sessuale amplificato.


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domenica 11 settembre 2016

IL SALUTO



Il saluto è un atto, costituito da un gesto, accompagnato per lo più da parole che si scambia con una persona nel momento in cui la si incontra o quando si prende commiato da lei, per manifestare rispetto, affetto, simpatia, devozione, sottomissione.

In alcuni casi il saluto è regolamentato in maniera rigida. Per esempio nel saluto militare o nei cerimoniali di saluto ad autorità elevate come re o imperatori. Le società segrete possono avere modalità di saluto convenzionali, ignote ai non iniziati, per permettere ai membri di riconoscersi tra loro.

Nello stile epistolare, in assenza delle potenzialità comunicative del gesto, le formule di saluto sono in genere piuttosto formalizzate e diversificate per mettere ben in chiaro fin dall'inizio il tipo di rapporto intercorrente tra mittente e destinatario. Tipico è l'incipit con caro… (ma in situazioni altamente formali si ha anche illustre, egregio ecc.), mentre molte formule di commiato sono in uso solo nello scritto e mai nel parlato (ad esempio Distinti saluti).

Spesso alcuni termini usati nei saluti vengono adottati da culture diverse da quelle di origine. È il caso, per esempio, delle espressioni informali hello (inglese) o ciao dell'italiano, adottate in molte lingue del mondo. Anche ave!, formula di saluto dell'antica Roma, è in realtà una parola mutuata dalla lingua di Cartagine. Nel Poenulus di Plauto si trova l'espressione avo, che è il saluto al plurale ("vivete!"). Le prime attestazioni di ave ("vivi!", al singolare) si hanno in Cicerone e Catullo.

Nell’antica Roma la salutatio matutina («saluto mattutino») era quello che i clienti porgevano al loro patrono, con le parole Ave domine, Ave rex. Il saluto, che nella civiltà moderna è una pura formalità di cortesia, rivela tuttavia un’origine religiosa. Dal punto di vista formale è una formula, mentre il suo contenuto è spesso un augurio (per es., «buongiorno»; in greco, χαῖρε, «sii lieto»), il che presuppone che in origine si credesse nella sua efficacia di formula magica. Altri tipi di saluto assumono la forma di una benedizione religiosa, ricorrendo al nome di Dio (addio,adieu, Grüssgott, good-bye che è contrazione di God be with you «Dio sia con te»). Le origini di questo tipo di saluto-benedizione si possono seguire fino alla prima dinastia babilonese, in un documento privato che contiene il saluto, «che Shamash e Marduk ti facciano vivere». Lo stesso significato di benedizione ha la formula di saluto presso gli antichi Ebrei (shalom: «pace!») e gli Arabi (salām ‛alaik: «pace su di te!»). Presso altre popolazioni il saluto è strettamente legato al senso del timore provato verso lo straniero, perché ogni estraneo al gruppo è potenzialmente nemico e avvicinarlo rappresenta sempre un pericolo. Il saluto non consiste solo in parole: la formula, com’è frequente nelle religioni, è accompagnata da gesti. Nel mondo moderno questi gesti sono l’inchino, l’atto di levarsi il cappello, o un contatto fisico (stretta di mano, bacio alla mano, abbraccio, bacio), e presentano tutti un’origine antica. I gesti di ‘autoumiliazione’, come l’inchino, possono risalire all’intento di dare all’altro assicurazione della propria innocuità; ma spesso derivano invece da una generalizzazione delle forme di venerazione dovute al re divino. Il contatto fisico, di cui si hanno varie forme, suggella definitivamente il bando di ogni diffidenza e stabilisce una specie di comunione tra le parti.

Nelle forze armate il saluto militare è eseguito di norma portando la mano destra distesa alla visiera del berretto. Nella marina, tra navi mercantili e militari in mare è in uso il saluto con le sirene o quello con la bandiera (abbassando e rialzando la bandiera nazionale); il saluto con le artiglierie (sparando un determinato numero – sempre dispari, e al massimo 21 – di colpi a salve) si esegue in onore di autorità o all’arrivo in un porto estero, il saluto alla voce (lanciando tre volte un grido di omaggio da parte dell’equipaggio schierato in parata sull’alberatura e sui ponti scoperti) in onore di capi di Stato, o dell’ammiraglio all’atto della cessione o assunzione del comando.

Il saluto, espressione di cortesia o di deferenza, non si deve limitare ad un semplice buongiorno, buonasera…, ma richiede un adeguato, convincente atteggiamento complessivo, guardando sempre in volto la persona. Nel contempo, va contenuto tra le persone che ne sono oggetto, non rendendo partecipi gli astanti.
Con il saluto si intende tranquillizzare l'altra persona. Nell'antichità, alzando il lembo della tunica che copriva il capo (da qui il successivo gesto di togliersi il cappello). Poi porgendo la mano, evidenziando con questo gesto che la stessa non era armata.


La stretta di mano, accettazione dell'altra persona durante la presentazione, deve avvenire senza indugi che potrebbero procurare imbarazzo e senza "violenza" in quanto non trattasi di una prova di forza. Alla persona di riguardo spetta la prima mossa, l'accettazione, o meno. Precedenza che vale anche per la donna nei confronti dell'uomo.
Per strada, o in un luogo pubblico, il signore stile (impeccabile), incontrando una signora o una persona di riguardo, accenna al saluto inclinando leggermente il busto. Se porta il cappello, lo solleva leggermente.
Entrando in un qualsivoglia ambiente, i saluti vanno a tutti i presenti, con precedenza alle persone già conosciute. Salutati da un signore, tutti gli uomini si alzano, sempre e comunque. Anche le giovani ragazze si alzano. Non così le signore, ivi comprese le donne che hanno acquisito questa "etichetta". Salutati da una signora, si alzano tutti gli uomini, le giovani ragazze, nonché le amiche più giovani.
Un uomo, entrando in un luogo ove vi siano più persone, anche sconosciute, fa un leggero inchino, quindi va a salutare la padrona di casa, quindi il consorte di questa. Quindi saluta i presenti secondo l'ordine che gli viene più comodo e senza distinzione di sesso o di età. La propria moglie, se presente, va lasciata per ultima e senza espansione eccessive. Il visitatore prende quindi posto dove predisposto dalla padrona di casa.
Al ristorante, in compagnia, riconoscendo ad un tavolo dei conoscenti, si salutano solo con un cenno. Sostando, trattandosi di conoscenze comuni, gli uomini di quel tavolo si alzano mentre le donne ne sono esentate.
Il baciamano va fatto sollevando la mano della signora fino a sfiorarla con le labbra. Comunque mai per strada, sulla spiaggia, al bar, in ufficio. E mai una mano inguantata.
L'inno nazionale, proprio o straniero, richiede rispetto. L'ossequio si esprime alzandosi in piedi e togliendosi il cappello (solo gli uomini).

Il saluto romano - doveroso per i fascisti - è il saluto più igienico che sia mai esistito. Va eseguito con rapidità ed energia. È ridicolo farlo seguire dalla stretta di mano…» raccomandano nel 1032 Alma Ruffo Lanceri e Riccardo Galluppi, autori di «Le moderne usanze».
Negli incontri fugaci è sufficiente un semplice Buongiorno, Buonasera o Buonanotte, a seconda del momento della giornata. Ma, prevedendo di fermarsi a conversare, al saluto si aggiunge anche signor o signora. Facendo seguire anche il cognome, se ricordato.
Il più frequente interrogativo sulla scelta dei vari buon... è per lo più determinata dalla latitudine e dall’uso locali. A Milano con il buongiorno si saluta dal mattino al tramonto; diversamente a Roma già dopo il pranzo del mezzogiorno si augura buona sera.
In linea generale, quindi:
- Buongiorno, formula di saluto e di augurio che si usa al mattino (certamente) e nel primo pomeriggio (a seconda delle zone)
- Buonasera, formula di saluto e di augurio che si usa al pomeriggio e alla sera.
- Buona notte, formula di saluto e di augurio che si scambia a tarda sera prima di andare a dormire.
Sono tutte formule di saluto e, primariamente, di augurio. E su questo secondo aspetto si dovrebbe insistere. O meglio; si dovrebbe recuperare. Infatti il saluto era primariamente augurale. Oggi è più che altro una formalità.
L’espressione “il buongiorno si vede dal mattino”, non sta ad indicare una previsione astronomica, ma che il carattere della persona si riconosce dalle prime manifestazioni. Tanto vale iniziare proprio da un convincente e convinto saluto che, ben espresso, diventa appunto augurio.
Una formula di saluto amichevole, confidenziale, divenuta di uso internazionale è il ciao. Espressione di saluto tra intimi e amici, anche in questo caso non va gridato da un marciapiede all'altro, ma bensì contenuto tra le persone che ne sono oggetto. Ha origini venete: s-ciao (o s-ciavo per altri testi) ad indicare: sono tuo schiavo.
Il ciao sottintende il tu, che si ricambia con persone dello stesso ambiente. L'anzianità, il peso professionale e sociale, dovrebbero porre un freno al dilagare del «tu». Se è vero che al «tu» e al «lei» ci si deve adeguare prontamente - ovvero rispondere con la stessa forma -, al tu che viene da persone anziane, da personaggi importanti, da professori, si risponde con il «lei».
Per Giovanni Della Casa, autore del “Galateo” a metà del Cinquecento, il tu era per poltroni e contadini: «Chi dice "Voi" ad un solo, pur che colui non sia d'infima condizione, di niente gli è cortese del suo: anzi se egli dicesse "Tu", gli torrebbe di quello di lui e farebbegli oltraggio ed ingiuria, nominandolo con quella parola, con la quale è usanza di nominare i poltroni (gente del volgo) ed i contadini».
In anni a noi più prossimi, Anna Vertua Gentile, autrice di «Come devo comportarmi?», il testo più ‘gettonato’ agli inizi del 1900, si preoccupa che la familiarità di parole influisca negativamente sui riguardi: «Il "tu", espressione quasi sempre di affetto e di amicizia, qualche volta vuol dire, alterigia e prepotenza. Ora io credo per fermo, che il linguaggio influisca sulle abitudini e che la troppa familiarità di parole, finisca per tradursi in mancanza di riguardi».
La scrittrice Matilde Serao, importante ‘penna’ negli anni Venti raccomanda poi alla signorina di utilizzare il tu solo «il tu a fratelli e nipoti. La signorina dà sempre del lei agli uomini, vecchi e giovani; alle signore di grandi rispetto, anche il lei. Del tu solo, come uomini, ai fratelli e nipoti. Infine, il riserbo unito all'amabilità e alla buona grazia, ecco quello che deve essere il contegno di una signorina, a sedici anni, in pubblico e in privato».



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